Una festa che mi riguarda da vicino su cui dico la mia fuori dai denti… come sempre!
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Scrivo questo articolo in compagnia di una bottiglia di fresco vino rosé. Giusto per farti capire bene il mio stato psico-fisico della giornata… e fosse solo di questa giornata!
Sveglia alle 6.12 perché mia figlia (quasi urlante) mi chiamava dalla culla posta ai piedi del mio letto. Aveva fatto un “sogno biutto”.
Probabilmente causato da me medesima che nel disperato tentativo di addormentarla la sera prima urlavo come una matta. Sì, fa ridere già così. Fa ridere un po’ meno se ti dicessi che mia figlia è circa 2 anni che non ne vuole sapere di addormentarsi. E alla frase di amici e conoscenti “tanto prima o poi crollerà”, ora rispondo “no, crolliamo prima noi”.
Io distrutta dai risvegli notturni del piccolo di casa. Mio marito distrutto dai risvegli all’alba per andare a lavoro.
Sfido chiunque in questa situazione a dire “oh che bello essere mamma!”. Una cosa meravigliosa, aggiungerei io.
Eppure ogni anno nel giorno della festa della mamma leggo post delle mamme che ringraziano i propri figli di aver cambiato loro la vita, di averla resa piena, di aver insegnato loro cosa significhi il vero amore.
Per fortuna che la sagra del “ètuttorosaefiori” duri soltanto 24 ore.
Io il giorno della festa della mamma ero a letto con 39 di febbre e il sospetto (poi diventato certezza) che quell’anceloh di mia figlia mi avesse trasmesso la bocca-mani-piedi.
Mi piacerebbe spiare da un angolino tutte quelle mamme che si ricoprono di cuoricini un giorno l’anno e vedere per loro quanto sia una figata essere madri gli altri 364.
Ho la vaga sensazione che vedrei donne maledire il giorno in cui hanno solo avuto una vaga idea di concepire un essere umano. Più che sensazione credo sia una certezza.
Diciamolo essere madri fa schifo e spesso ti ritrovi a bramare attimi di completa solitudine o a rimpiangere quei momenti in cui eravate tu e il tuo compagno.
Nessuna, e dico nessuna, dice “oh che bello anche stanotte non ho dormito”.
Nessuna dice “oh che bello era ora che facessi la cacca in compagnia”.
Nessuna dice “oh che bello parlare solo di quanto ha mangiato mio figlio, di quanta cacca ha fatto e se ha dormito oppure no”.
Già, essere madre è una gran figata.
Lo scopri fin da subito. Fin da quando rimani incinta.
Lo capisci appieno quando poi quel frugoletto con la capoccia grossa quanto la testa di un elefante (sì più o meno è questa la sensazione che si ha quando si partorisce) esce. Ostetriche e infermiere tutte contente te lo schiaffano subito addosso e tu lì hai la vera consapevolezza che la tua sofferenza è solo all’inizio.
Ora va di moda il rooming-in, cioè stare h24 con quel frugoletto che sembrava avesse la testa di un elefante.
Nidi chiusi e mammà sempre col pargolo. Dice che a lui/lei fa benissimo.
Ed è così che si comincia fin da subito con il non avere tempo per se stesse e non sto parlando di bersi un gin tonic guardando una serie tv. No, no!
Sto parlando di non poter nemmeno provvedere alla propria igiene personale di base.
Così passano i giorni, passano le settimane, passano i mesi, durante i quali ti rendi conto di essere uscita di casa più volte come quando uscivi da una discoteca alle 5 del mattino, coi vestiti sgualciti, il trucco sbiadito, macchie e/o odori non ben identificati sui vestiti.
Essere mamma non può che fare schifo perché fin da quando rimani incinta inizia una stretta amicizia con una soggettona di nome “Ansia”.
Prima io non ero ansiosa, ma mi sto rendendo conto di diventarlo sempre più. Ogni cosa che riguarda i miei piccoli pargoli mi genera ansia.
Il testo che hai letto fin qui l’ho scritto l’anno scorso e vuoi per la malattia, vuoi per i miei bimbi che non mi danno mai modo di fare nulla, alla fine non sono riuscita a pubblicarlo.
Spero vivamente di riuscirci quest’anno e di farlo nel giorno della Festa della mamma. Dai che ancora non è mezzanotte (22:37) e sono sempre in tempo!
A me queste feste fanno sorridere: la Festa della Mamma, la Festa del Papà, la Festa degli innamorati e così via.
Come se ci dovessimo ricordare di queste figure solo in quel giorno. Non fa proprio per me.
I social vengono invasi da lunghi post di donne che raccontano quanto è stato stravolgente diventare mamma e (per loro) sembra essere tutto tremendamente fantastico.
E che cosa vogliamo dire di quelle che realizzano post, meme, video, reel e qualunque tipo di contenuto per ricordare a tutti che una mamma nel giorno della sua festa vuole: dormire, divertirsi, riposarsi…
Nel giorno della Festa della mamma nessuna che scriva: “voglio fare la mamma”.
Io pagherei oro per avere 24 ore o giù di lì da dedicare interamente ai miei figli, senza pensare a pasti da cucinare, lavatrici da stendere, panni da piegare. 24 ore di lentezza rispettando i loro tempi, i loro bisogni, i loro desideri.
Ecco cosa mi auguro per la Festa della Mamma che i miei figli abbiano a loro totale disposizione la loro mamma. Questa per me sarebbe la più bella Festa della Mamma che io possa trascorrere.
2 pensieri su “La Festa della mamma secondo me”
Forse un domani me ne pentirò, ma al momento sono ancora molto felice di non aver procreato. Non si tratta di egoismo, ma di sopravvivenza personale. Sono tante le mamme trafelate che conosco (e quelle tutte cuoricini e bacini non mi ingannano), che al primo, ma ancor più al secondo o al terzo figlio, implodono.
E non venissero a dirmi che la scarsa natalità deriva dai pochi servizi a disposizione della famiglia. Certo, anche, ma non solo.
C’è una narrazione fasulla attorno alla maternità, in parte influenzata dal sentire cattolico (ahimè) che permea la cultura italica. La madre che si sacrifica, la madre angelicata, la madre pronta a dare la sua vita per i pargoli e pronta ad annullarsi per il loro benessere.
Mi chiedo quante madri – a meno di non essere estremamente benestanti o avere una rete di supporto più che estesa – hanno dovuto mettere nel cassetto lauree e diplomi perché tanto, alla fin fine, come diceva mia nonna “ululi il li figli chi li fa se li trastulli”.
Ciao Claudia,
se avessi dovuto ragionare egoisticamente un secondo figlio non ci sarebbe stato. Avevamo trovato il nostro equilibrio e gestire la nostra prima figlia era molto più semplice. Diciamo che avevamo passato il periodo critico. Con il secondo figlio tutto si è ribaltato, ma non potevamo prevederlo in anticipo. Noi siamo praticamente soli e finché tutto va bene è più o meno facile da gestire, ma quando insorge l’imprevisto diventa una tragedia.
La narrazione fasulla, come dici tu, va oltre i confini italiani. La maternità è stata un po’ messa sul piedistallo quasi ovunque nei decenni precedenti. Si è sottovalutato il fatto che al centro ci sono persone e non raffigurazioni astratte. Nel nostro Paese ci portiamo ancora dietro un passato in cui la donna faceva la casalinga e l’uomo lavorava. Un passato che si scontra con la società di oggi che vede le donne istruite e con posizioni lavorative importanti. In questo contesto i servizi contano, eccome se contano. Considerando quante persone si spostano in un’altra città per lavoro lasciando la rete familiare, la mancanza di servizi ti costringono a dover fare una scelta: lavorare e rinunciare ad avere figli o smettere di lavorare per avere figli.
Io posso dire di cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel, sebbene l’ultimo tratto è in salita. Per questo ci sono voluti 4 anni. Ma si può attendere 4 anni prima di poter riavere la libertà di scegliere cosa fare della propria vita?